LA NOSTRA STORIA

Bosco di Museis una storia lunga vent'anni

La nostra storia di accoglienza comincia 20 anni fa con le prime borse lavoro provenienti dal SERD o dal CSM.

Nel 2011 sperimentiamo la prima residenzialità con l’apertura della fattoria sociale che accoglie maggiorenni in diurno o residenziale provenienti dai più diversi servizi, in tutte le condizioni di emarginazione o fragilità. Abbiamo convenzioni con diversi comuni della Regione e accogliamo senza pregiudizi chi ha bisogno di aiuto.

Si rivolgono a noi uomini e donne di qualsiasi età, in grado di svolgere compiti anche semplici all’interno della nostra grande fattoria, dove per tutti c’è una mansione.

A Museis giungono persone inviate dall’UEPE, dal Centro di Salute Mentale, dai Coordinamenti Socio Sanitari, dai Servizi Sociali dei comuni, dalle famiglie con un parente in difficoltà e la nostra Fattoria Sociale accoglie anche chi è affetto da dipendenza – alcool, ludopatia o droghe, e chi soffre di disturbi del comportamento.

La comunità coincide con una grande fattoria dove alleviamo ungulati selvatici, asini, pony, cavalli, capre, che offrono agli ospiti il contesto rurale che ripristina i contatti primordiali con la natura.

Tutto questo necessita di un grande sforzo umano, ma che si rivela una risorsa per le persone in difficoltà in quanto permette loro di relazionare con chi non giudica, non discrimina ed esprime sempre la propria soddisfazione.

Dopo un processo di maturazione e attenzione al sociale che si è sviluppato attraverso l’agricoltura sociale ,quale strumento di integrazione e di inclusione, abbiamo deciso di dar vita ad una nuova sperimentazione rivolta agli adolescenti.  Pertanto proponiamo un nuovo modello di comunità che definiamo “agricomunità”, teso a valorizzare da un lato l’aspetto ambientale come contesto riabilitativo e dall’altro l’esperienza inclusiva maturata in questi anni con gli interventi in campo sociale.

Cerchiamo di far uscire, chi è in grado, dai contenitori senza progetto per farli diventare, quando possibile, attori della propria giornata, con compiti e gratificazioni conseguenti, dandogli una vita dignitosa con ruoli definiti e speranze di un reinserimento nella società dei cosiddetti “normali”.

Il connubio con persone tra loro divise da diverse problematiche, la presenza dei giovani ospiti della Comunità socio educativo assistenziale, dei clienti dell’agriturismo, di studenti e insegnanti di scuole di diverso ordine e grado, genera un unicum di incontro ed esperienze che dà frutti insperati in altre realtà di accoglienza